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Andre Segre e Vinicio Capossela formano una coppia decisamente interessante per il cinema. Il primo con il suo 'bisogno' di raccontare gli ultimi, coloro che la Storia vorrebbe mettere al margine o respingere addirittura nell'oblio delle profondità dei mari chiusi. L'altro con la sua passione per l'astrazione poetica che affonda le radici nella realtà di chi soffre, sogna e spera. Insieme hanno trovato un titolo perfetto e polivalente per questo documentario (prodotto, e anche questo è un segno, da Marco Paolini): Indebito. Perché La Grecia è, ormai quasi per definizione, il Paese "in debito" con l'Europa sul piano economico. Ma l'Europa è da sempre "in debito" con la cultura che in Grecia ha avuto origine per poi plasmare il modo stesso di guardare al mondo di tutti gli europei. Infine "indebito" perché chi canta e ripropone oggi il rebetiko ha un ruolo non propriamente gradito. I gruppi che impediscono di dimenticare la forza di una musica che è nata come forma di protesta, talvolta accesa talaltra solo malinconica, tengono viva una fiamma che non è solo nostalgia per un passato che non c'è più. È dimostrazione della ciclicità della storia e del valore di testi e musiche che non hanno terminato la loro funzione 'tanti anni fa'. Sono ancora lì a ricordare che l'economia non può essere solo una forma di neopaganesimo prostrato in adorazione del dio Mercato. L'economia è fatta di uomini e donne, delle loro gioie ma anche delle loro sofferenze che la musica e il canto sanno esprimere con grande efficacia. Segre e Capossela ce lo dimostrano in un viaggio in cui il repertorio del rebetiko viene presentato in tutta la sua vasta complessità.
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